I tosaerba robotizzati che popolano ormai i giardini residenziali si muovono con apparente libertà, ma la loro capacità di rispettare aiuole, vialetti e confini di proprietà dipende da un filo elettrico – sottilissimo e invisibile a qualche centimetro sotto l’erba – che delinea una pista magnetica. Il cavo perimetrale lavora come un recinto virtuale: dal momento in cui il robot viene attivato tutta la sua intelligenza di navigazione si ancora al campo elettromagnetico generato dal filo, un segnale a bassa tensione che fluttua tra 7 e 10 kHz. Questo tracciato non solo impedisce al tagliaerba di scappare in strada o di finire nello stagno ornamentale, ma serve anche da sistema di rientro alla base quando la batteria cala. Senza filo, l’affidabilità verrebbe meno: i sensori ad ultrasuoni o le telecamere ancora non garantiscono la stessa precisione soprattutto nella rugiada mattutina o al crepuscolo, mentre il campo a filo resta stabile in qualsiasi condizione di luce.
Come nasce il segnale lungo il perimetro e perché è riconoscibile dal robot
Il filo perimetrale chiude un anello con le due estremità collegate a un piccolo trasmettitore, spesso alloggiato nella stazione di ricarica. L’elettronica modula una corrente alternata a frequenza fissa; il cavo, pur dissipando una potenza irrisoria – qualche watt –, diventa un’antenna che irradia un campo magnetico debolissimo ma percepibile da bobine di induzione installate alla base del robot. Quando il tosaerba si avvicina, la variazione di flusso magnetico induce in queste bobine una tensione proporzionale alla distanza dal filo. Il microprocessore interpreta questo segnale, calcola la direzione di fuga e modifica di conseguenza il percorso. Il sistema è bidirezionale: alcune marche iniettano codici diversi sul lato destro e sinistro del cavo, affinché il robot riconosca da quale parte si trovi rispetto al confine. Questo meccanismo consente di programmare “porte” invisibili per far passare la macchina da una zona all’altra senza installare nuovi fili.
Installazione in giardino: profondità, tensione e raggi di curvatura
Posare il filo perimetrale equivale a progettare la viabilità sotterranea del robot. Il cavo deve trovare il giusto compromesso tra penetrare abbastanza nel terreno da non essere reciso dal taglio e restare sufficientemente in superficie da generare un campo forte. La prassi suggerisce una profondità di tre centimetri quando si impiega un apposito interratore, o l’appoggio a livello di suolo fissato con picchetti se l’erba è rada. La distanza dai bordi pavimentati oscilla tra venti e trenta centimetri: è il margine che compensa lo sbalzo del corpo del robot oltre il suo asse di rilevazione. Gli angoli a novanta gradi vanno ammorbiditi in curve di almeno quindici centimetri di raggio, altrimenti il segnale forma nodi dove il robot rischia di oscillare avanti e indietro. Infine, tendere il filo senza strozzarlo previene micro‐vibrazioni nel tempo che potrebbero affiorare e incastrarsi sotto la lama.
I tracciati speciali: guide aggiuntive e isole di esclusione
Oltre al perimetro esterno, molti sistemi permettono di aggiungere un “guide wire” che conduce il robot in un’area remota del giardino o gli indica il tragitto più rapido verso la stazione di ricarica. Questo filo secondario si collega alla base ma non chiude un anello: emette lo stesso segnale di riferimento, ma il software lo usa come autostrada preferenziale. Diverso è il caso delle isole interne, piccoli anelli di filo che si posano intorno ad aiuole o alberi da proteggere. Il segnale dell’isola è in controfase rispetto a quello del perimetro principale, così il robot percepisce la zona come proibita e devia prima di entrarvi. Il montaggio delle isole richiede precisione millimetrica, perché due fili paralleli troppo vicini si cancellano a vicenda generando “buche” di campo che confondono l’unità di taglio.
Manutenzione del filo: riconoscere interruzioni e dispersioni
Col passare delle stagioni, radici che spingono verso l’alto, roditori o semplici lavori di aerazione possono lesionare il cavo. Il sintomo è un errore lampeggiante sulla stazione o un robot che si ferma di colpo segnalando “no loop signal”. Per individuare il punto guasto si utilizza un localizzatore di segnale oppure si divide l’anello in tratte, scollegandone metà per isolare la sezione interrotta. Spesso il problema risiede in una connessione mal serrata o in un giunto infiltrato di umidità: sostituire la tratta danneggiata con un connettore gel waterproof ripristina la continuità. In regioni con terreni acidi, vale la pena controllare una volta l’anno l’integrità dell’isolante: il rivestimento in PE o PVC può degradare e ridurre l’ampiezza del campo, causando false detezioni.
La convivenza con altri sistemi elettronici e i limiti tecnologici
Il filo perimetrale occupa una banda di frequenza molto bassa, lontana da wifi, Bluetooth e reti cellulari; interferenze dirette sono quindi rare. Tuttavia, cavi elettrici interrati che alimentano illuminazione da giardino o pompe di laghetto possono generare armoniche che disturbano il sensore del robot se passano troppo vicini e parallelamente al perimetro. La regola pratica suggerisce di mantenere tra i due conduttori una distanza di almeno dieci centimetri per ogni metro di lunghezza parallela. Anche cancelli automatici o recinzioni invisibili per cani che usano segnali radio a bassa frequenza possono sovrapporsi: in questi casi si ricorre a cambiare la frequenza del trasmettitore – se il modello lo consente – o a schermare con guaina metallica il tratto più prossimo.
Prospettive future: dal filo fisico alla geolocalizzazione RTK
Le marche di fascia alta stanno sperimentando robot che lavorano senza filo perimetrale, grazie a ricevitori RTK‐GPS che leggono la posizione con precisione centimetrica e a telecamere stereoscopiche capaci di riconoscere bordi di prato e ostacoli. In scenari complessi, però, la combinazione di ombre, perdita temporanea di segnale satellitare e presenza di vegetazione alta riduce l’affidabilità. Finché la tecnologia non sarà stabile, il filo perimetrale resterà la forma più economica e robusta di definire un’area di taglio, soprattutto nei piccoli e medi giardini. La sua manutenzione richiede qualche ora l’anno, ma garantisce al robot libertà di movimento e al proprietario la certezza che la macchina non oltrepasserà confini indesiderati.